Le lesioni cutanee sono un eterogeneo e complesso gruppo di disordini con un'ampia varietà di cause. L'ampio panorama di tali lesioni può essere suddiviso in due macroaree:
acute, ovvero le lesioni che completano il naturale ciclo di guarigione/cicatrizzazione entro 8 settimane;
croniche, ovvero le lesioni con decorso di durata superiore, che hanno perso la capacità di ricostruire la propria integrità anatomica e funzionale.
Più in dettaglio, si individuano le seguenti categorie di lesioni cutanee:
Spesso le cause delle lesioni sono multifattoriali, così come molti sono i fattori che possono impedire la guarigione di una lesione che origina come acuta e che, spesso, rischia di evolvere in cronica.
Le lesioni cutanee acute e croniche rappresentano una componente importante di spesa sanitaria del Paese, che sebbene sia di competenza regionale può in ultima analisi ricadere sul bilancio dello Stato.
In particolare, le lesioni croniche, quali le ulcere vascolari, quelle da pressione e il piede diabetico nei Paesi socialmente evoluti colpiscono dal 1,5% al 3% della popolazione. In Italia esse affliggono circa 2 milioni di individui e si stima che comportino una spesa per il Servizio Sanitario che supera 1,5 miliardi di euro.
A queste si aggiungono le lesioni acute, quali ustioni e ferite, che incidono rispettivamente per il 14% e il 7% sul totale complessivo delle visite richieste per lesioni cutanee. (Fonte: IMS Health, 2008, Studio Prescrizioni Mediche).
Una serie di studi sviluppati a livello internazionale dimostra che i costi delle medicazioni non incidono per più del 5-6% sul costo totale del trattamento che è rappresentato in massima parte dal costo dalle cure medico/infermieristiche.
Ne deriva che medicazioni in grado di accorciare i tempi di guarigione delle ferite possano rappresentare, oltre che un beneficio per il paziente, anche un valido strumento di contenimento della spesa sociale.
Tuttavia, la complessità del processo di riparazione e il consistente numero e tipologia delle medicazioni a mercato fanno sì che l'approccio diagnostico/terapeutico, in particolare per le lesioni croniche, debba essere affrontato in modo sistematico e analitico al fine di curare in maniera ottimale il paziente ed evitare uno spreco di risorse.
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